Quando si parla di lego mattoncini, si parla di un universo che ha saputo conquistare il cuore di milioni di bambini e adulti nel mondo.
Un successo nato in una piccola officina in Danimarca e cresciuto grazie alla determinazione di una famiglia che ha trasformato una semplice idea in un impero globale del gioco creativo. Ma dietro a questi piccoli e colorati mattoncini si nasconde una storia fatta di svolte difficili, conflitti generazionali e grandi intuizioni.

Kjeld Kirk Kristiansen: l’erede che voleva cambiare tutto

Kjeld Kirk Kristiansen, nipote del fondatore Ole Kirk Christiansen e figlio di Godtfred Kirk Christiansen, fu la terza generazione alla guida dell’azienda.
Laureato in economia e appassionato di marketing, fu proprio lui a intuire che il futuro dell’azienda non poteva più basarsi solo sui classici mattoncini, ma doveva aprirsi a nuove linee di prodotto e a un pubblico più ampio.

Nel 1978, presentò una vera e propria rivoluzione con l’introduzione di 53 nuove confezioni e ben 124 nuovi elementi. Nacquero così le serie Fabuland, dedicata ai più piccoli, Scala, pensata per il gioco di ruolo e la moda, e soprattutto Spazio, una delle linee più iconiche di sempre. Queste novità portarono l’azienda a triplicare il fatturato tra il 1979 e il 1983.

Dietro le quinte: visioni diverse e un’eredità difficile

Godtfred Kirk Christiansen, il padre di Kjeld, era l’uomo che aveva portato LEGO fuori dai confini danesi, trasformandolo in un marchio internazionale. Visionario, ma allo stesso tempo profondamente legato alla tradizione, temeva che l’azienda perdesse la propria anima familiare in nome del profitto. Per lui, LEGO doveva restare fedele alla semplicità dei mattoncini, senza cedere alla tentazione di diversificare troppo.

Il rapporto tra Kjeld e Godtfred fu tutt’altro che semplice. I due si scontrarono spesso su come dovesse evolvere l’azienda. Kjeld voleva innovare, introdurre nuove linee, spingere sul marketing e sull’espansione globale. Godtfred, invece, vedeva tutto questo come un rischio per la filosofia che aveva reso grande LEGO: semplicità, qualità e valori familiari.

In mezzo a loro si trovava Vagn Holck Andersen, amministratore delegato dell’epoca, che si ritrovò a mediare tra due fuochi.
Alla fine, Andersen decise di lasciare, convinto che solo così padre e figlio potessero finalmente affrontarsi direttamente.

Con l’uscita di Andersen nel 1983, Kjeld prese in mano l’azienda, segnando l’inizio di una nuova fase.
Le sue idee riscossero subito grande successo e portarono LEGO a rafforzare la propria posizione di leader mondiale nel settore dei giochi di costruzione.

LEGO mattoncini: un prodotto che unisce le generazioni

Uno dei segreti del successo dei lego mattoncini è la loro straordinaria durabilità. I pezzi prodotti negli anni ’60 sono ancora perfettamente compatibili con quelli odierni. Non è un caso che circa il 27% dei bambini giochi con i mattoncini ereditati dai genitori. E, sorprendentemente, i genitori che tramandano questa passione ai propri figli finiscono per acquistare ancora più confezioni, segno di un legame che si rinnova di generazione in generazione.

Lo diceva già Godtfred nel 1959: «I bambini sono critici implacabili. Non si riuscirà mai a costringerli a giocare con un giocattolo che non piace».
E i LEGO mattoncini hanno dimostrato di essere esattamente il tipo di gioco che continua a conquistare spontaneamente l’interesse e l’entusiasmo dei più piccoli (e non solo).

Dal fisico al digitale, senza dimenticare i mattoncini

Con l’avvento del digitale, LEGO ha saputo reinventarsi senza mai perdere di vista il proprio cuore: i mattoncini fisici. La sfida era tradurre l’esperienza di costruzione in un ambiente virtuale, mantenendo intatti i valori di creatività e apprendimento. Ecco perché l’azienda ha scelto di non abbandonare mai il prodotto fisico, ma di affiancarlo a videogiochi, serie animate e film di successo.

Oggi LEGO è un colosso mondiale che continua a crescere senza sosta. Il merito va anche alla capacità di saper reinterpretare i propri valori nel tempo, restando fedele all’idea di base: aiutare i bambini a costruire il proprio mondo, un mattoncino alla volta.